Ognuno di noi, al momento di affrontare un problema, segue uno “schema di ragionamento” che deriva dalle conoscenze acquisite mediante le esperienze, intellettive e pratiche, vissute.
A questa regola non sfuggono gli operatori sanitari. Di fronte al problema di un atleta il medico ragionerà in termini di sintomo/antidoto, il chiropratico in termini di sintomo/provenienza.
Per il medico il sintomo rappresenta una manifestazione organica da sconfiggere, per il chiropratico una manifestazione da interpretare. Per il medico un dolore periarticolare del braccio significa una periartrite scapolo-omerale da risolvere attraverso un trattamento di terapia fisica, un’infiltrazione locale, un intervento chirurgico o l’assunzione di un farmaco antinfiammatorio. Per un chiropratico, un dolore periarticolare a una spalla potrebbe indicare una manifestazione derivante da un problema della valvola ileo-cecale, da una discinesia del rachide cervicale o da un precontatto dentale, da risolvere con una dieta appropriata, un trattamento cervicale o con l’ausilio di un dentista.
Veniamo quindi alla definizione di Chiropratica: “La Chiropratica è una disciplina sanitaria che enfatizza la forza di recupero, intrinseca nel corpo, di guarire se stesso senza l’ausilio di farmaci o chirurgia”. Perché ciò avvenga è necessario verificare se, nei tre aspetti (strutturale, chimico, mentale) che costituiscono “quel corpo”, esistono elementi che contribuiscono a interferire con il funzionamento ottimale del corpo stesso e rimuoverli. L’esperienza clinica chiropratica dimostra che talvolta alla base di una sintomatologia, troppo spesso scambiata per una patologia, esiste un’interferenza nella conduzione del messaggio nervoso tra il Sistema nervoso centrale e la periferia. E che l’individuazione e la rimozione di detta interferenza determina il ripristino funzionale del sistema di comunicazione neurale, necessario per il ripristino ottimale della forza di recupero, intrinseca del corpo, permettendone l’autoguarigione.
Il Nuovo Dizionario Garzanti definisce “terapia” come la “branca della medicina che si occupa della cura delle malattie; la cura stessa”. Non vedo come la definizione di Chiropratica sopra menzionata si possa associare con la definizione di terapia proposta dal dizionario, quindi non si può definire la Chiropratica una terapia e tanto meno una branca o una specialità medica.
Esiste una branca della medicina che va sotto il nome di “medicina manuale”, che in effetti affronta determinati problemi fisici attraverso “terapie” manuali. L’unico aspetto che accomuna medicina manuale e Chiropratica è l’uso delle mani.
Se vogliamo fare un passo avanti e capire in che cosa consiste il paradigma chiropratico diremo che: “L’esercizio della Chiropratica pone l’accento sulla relazione esistente tra la struttura (principalmente la colonna vertebrale) e la funzione (riferita al ruolo del sistema nervoso) e come il rapporto tra questi due elementi partecipi al mantenimento e al ripristino della salute” (The Chiropractic Paradigm; The Association of Chiropractic Colleges, July 1997).
In Chiropratica si guarda alla colonna vertebrale come a un contenitore estremamente duttile, entro e attraverso il quale, ogni minuto, in concomitanza con ogni azione, viaggiano milioni di informazioni nervose da e per la periferia grazie a un complicatissimo sistema reticolare, il sistema nervoso.
Nonostante la natura ci abbia dotato di una colonna ricca di elementi strutturali atti a salvaguardare un contenuto così prezioso (dischi, legamenti, faccette articolari, muscoli, pelle), la colonna è sottoposta quotidianamente a una serie di stimoli che ne minacciano l’incolumità: l’effetto della gravità, alterazioni del tono muscolare, alterazioni metaboliche, traumi ecc.
È lecito pensare che allorquando si venga a determinare una discinesia di due o più segmenti vertebrali il messaggio nervoso che attraversa i fori che mettono in comunicazione l’interno e l’esterno del “contenitore” possa subire un’alterazione qualitativa e/o quantitativa, determinando una disfunzione del tessuto e/o dell’organo bersaglio.
Il Chiropratico è particolarmente qualificato a riconoscere e a rimuovere le interferenze funzionali del rachide, ma anche di altre strutture, che possono alterare la comunicazione neurale da e per la periferia. È evidente che una teoria così semplice venga vista dalla comunità scientifica con occhio molto critico per non dire assolutamente scettico. È altrettanto vero che se non si guarda alla Chiropratica attraverso il paradigma che la identifica nei termini “vitalistici” della sua definizione, ogni forma di dialogo risulterà impossibile. Se si vuole ridurre la Chiropratica al trattamento della colonna vertebrale a fini terapeutici è giusto che gli operatori del settore insorgano. La Chiropratica non è e non vuole essere un’alternativa alla ortopedia e tale non la si può definire solo perché il campo principale di azione del Chiropratico è la colonna vertebrale. Proseguendo la lettura del paragrafo che descrive “l’esercizio della Chiropratica”, leggiamo: “Inoltre, il dottore in Chiropratica riconosce il valore e la responsabilità di lavorare in collaborazione con le altre discipline sanitarie quando necessario nell’interesse del paziente” (The Chiropractic Paradigm; The Association of Chiropractic Colleges, July 1997). Su questa affermazione si potrebbe aprire una parentesi spinosa riguardante i ruoli e le responsabilità di diagnosi degli operatori sanitari.
Il Nuovo Dizionario Garzanti definisce “diagnosi”: “Identificazione di una malattia in base ai sintomi; per estensione, analisi di un fenomeno e specialmente delle sue cause”. Sembra che la medicina allopatica non sia in grado di accettare altre definizioni di diagnosi se non quella riguardante “l’identificazione della malattia in base ai sintomi”, senza tenere in considerazione che esistono altri tipi di “analisi” che si rifanno ad altre cause codificate da altri operatori sanitari. La definizione più estesa di diagnosi non contiene i sostantivi “malattia” e “sintomi”, bensì “fenomeni” e “cause” e per questo è più appropriata per quelle professioni sanitarie non propriamente allopatiche.
Sta di fatto che la medicina allopatica e le specialità di sua derivazione hanno saputo guadagnarsi l’identità di medicine ufficiali arrogandosi così il monopolio della salute. Durante i sei anni di studio chiropratico, i curricula prevedono lo studio della patologia medica, della diagnostica clinica e delle specialità al fine di poter riconoscere le patologie che richiedono l’intervento e/o la collaborazione di altre discipline sanitarie, compresa la medicina allopatica. Inoltre, se è vero che nel mio studio le responsabilità civili e penali del mio operato nei confronti del paziente, ricadono esclusivamente sulla mia persona, quando la mia attività viene svolta nell’ambito di una Società, un ambulatorio o una Federazione come quella di Canottaggio, dove i ruoli di responsabilità sono ben definiti, il mio operato deve sottostare alle gerarchie di responsabilità vigenti.
Quindi, il problema non sussiste o meglio, non dovrebbe sussistere. Il problema potrebbe nascere solo se venisse a mancare la “collaborazione” tra gli operatori. La collaborazione tra gli operatori può instaurarsi solo se si agisce in un clima di rispetto reciproco, se esiste la volontà di dialogare, se si è disposti a riconoscere i propri limiti, se si accettano le proprie competenze e se non si vuole imporre la propria opinione solo basandosi sullo stato gerarchico che ci distingue.
Tutti coloro che ruotano intorno alla figura e alla prestazione di un atleta: tecnici, amministratori, sanitari devono anteporre, nella scala dei valori e delle priorità, l’uomo, la sua salute fisica e mentale. Per meglio comprendere il ruolo del chiropratico nell’ambito sportivo, è opportuno comprenderne il ruolo di prevenzione sulle affezioni neuromuscolo-scheletriche e di miglioramento del gesto dell’atleta.
La prevenzione in Chiropratica si basa sulla diagnosi precoce di un’interferenza di invio o di ricezione del messaggio nervoso. Nel caso di una restrizione funzionale di qualsiasi articolazione, la natura ci ha fornito di meccanismi compensatori che spesso ci permettono di svolgere comunque un’attività, talvolta anche di alto rendimento.
La capacità di compensazione da parte dell’organismo ci porta a sottovalutare il problema fino alla sua manifestazione o alla comparsa di un segnale che può presentarsi sotto la forma di sintomo, non sempre nel distretto prossimo all’alterazione primaria, o di calo di rendimento derivante dal tentativo disperato da parte del corpo di funzionare comunque.
Dobbiamo considerare il corpo di un atleta come una macchina di Formula Uno in cui tutte le componenti meccaniche devono funzionare alla perfezione per avere il massimo rendimento. A questo proposito possiamo asserire che se una risposta compensatoria è essenziale per la sopravvivenza, risulta negativa per lo svolgimento ottimale di un gesto atletico.
Il Chiropratico è un esperto nel decifrare, identificare e rimuovere restrizioni funzionali e fenomeni di compensazione che spesso sono all’origine di manifestazioni sintomatiche più o meno gravi in un atleta. Per questo l’aggiustamento chiropratico lo si può somministrare in assenza di una sintomatologia conclamata, a qualsiasi età, in qualsiasi condizione purché il chiropratico lo ritenga necessario.
La piena comprensione e l’applicazione della definizione di Chiropratica fa del Chiropratico un operatore unico nell’ambito della salute e, perché no, nella lotta contro l’uso di sostanze illecite.
Di fronte a una patologia, se di patologia si tratta, il suo compito non è quello di curare, il corpo cura se stesso, bensì quello di ottimizzare la comunicazione neurale dell’individuo, al fine di sfruttare al massimo le sue innate potenzialità di recupero. Alla medicina il compito di diagnosticare le patologie, attuare terapie, estirpare neoformazioni, applicare suture, somministrare farmaci, applicare protesi, usare strumenti diagnostici, analizzare umori, occuparsi delle malattie. Alla terapia fisica l’uso di strumenti riabilitativi, l’applicazione di unguenti, la stimolazione dei tessuti, la rieducazione funzionale, il massaggio muscolare, occuparsi della postura. Alla Chiropratica un posto intermedio di cui tutti e due gli approcci possono avvalersi per il recupero e il mantenimento della salute dell’atleta.